Antonella Mauro
Il Parlamento Europeo ha recentemente emanato un documento di resoconto di uno studio condotto sulla letteratura a livello mondiale in tema di impatto delle tecnologie digitali sulla salute mentale del lavoratore.
Dall’esame della letteratura internazionale (oltre 5.000 paper, dal 2010 al 2019) sono emersi alcuni aspetti relativi a questo tema.
Sono stati innanzitutto individuate le principali criticità connesse all’utilizzo delle tecnologie sul lavoro: dipendenza, uso compulsivo, affaticamento, deprivazione del sonno, ansia, sovraccarico, isolamento, invasione della sfera privata, job insecurity, stress, burnout.
In particolare, l’iperconnettività prolunga gli effetti del technostress nel tempo con conseguenze deleterie per gli individui e per la società. Inoltre i maggiori rischi in termini di ansia, isolamento e deprivazione del sonno sono legati alle tecnologie c.d. intrusive (quelle cioè che possono essere usate fuori dal luogo di lavoro tradizionale). Anche la continua necessità di adattamento all’evoluzione tecnologica può essere un fattore di rischio per la salute mentale del lavoratore.
Ad influire sull’entità delle conseguenze delle tecnologie per la salute mentale del lavoratore ci sono anche fattori demografici e di genere. Si rileva, infatti, che i soggetti più anziani sembrano essere maggiormente esposti ai rischi di technostress e overload. Così come le donne sembrano essere più suscettibili al technostress.
Un ulteriore dato significativo è quello che viene tratto con riferimento alla maturità della riflessione scientifica sul tema così come si configura in base alla letteratura presa in considerazione per lo studio in oggetto. Si evidenzia, infatti, come la riflessione scientifica in materia sia probabilmente ancora in una fase iniziale (le analisi si concentrano su metodi qualitativi più che quantitativi e l’impatto di alcune tecnologie particolarmente pionieristiche non è ampiamente esaminato).
In ogni caso la percezione diffusa è che vi sia una connessione tra l’utilizzo di nuove tecnologie sul lavoro e alcuni disagi per la salute di natura psicosociale.
Inoltre, benché che molti dei fattori di rischio non siano di origine puramente professionale, è necessario che i datori di lavoro non trascurino i rischi derivanti dall’impiego di nuove tecnologie sul lavoro. Il Parlamento suggerisce quindi di adottare un approccio estremamente prudenziale.
La principale conclusione che si trae dagli studi esaminati è che la dannosità delle tecnologie non è necessariamente intrinseca alle stesse, ma dipende piuttosto dalle loro modalità di utilizzo. Sarebbe utile quindi adottare misure organizzative per limitare gli effetti negativi derivanti da un uso improprio delle tecnologie sula lavoro.
Il problema deve quindi essere affrontato con strumenti complessi e strutturati, che si fondino su una cultura prevenzionistica in costante aggiornamento, che si sviluppi anche in ottica inclusiva rispetto ai vari attori coinvolti nel processo di gestione del rischio.