L’indagine si sofferma sull’analisi degli orientamenti della giurisprudenza in materia di utilizzo del telefono cellulare quale causa di insorgenza di malattie professionali (tra le tante, neurinoma del nervo acustico, tumore delle ghiandole parotidi). L’Autore giunge ad affermare che attualmente l’orientamento consolidato della giurisprudenza sembra propendere nella direzione di ritiene che possa essere considerato sufficiente un certo grado di certezza probabilistica ai fini della ricostruzione del nesso di causalità tra l’esposizione a determinati rischi e l’insorgenza della malattia per il riconoscimento al lavoratore di una rendita previdenziale. Secondo l’Autore, questa evidenza confermerebbe il ritardo della riflessione giuslavoristica rispetto al tema dei nuovi rischi da ignoto tecnologico – ben oltre il caso dell’utilizzo di telefoni cellulari e smartphone in ambito lavorativo – con particolare riferimento ai nuovi ambienti di lavoro, agli spazi di co-working e alle dinamiche del lavoro da remoto (c.d. smart working). Un solido punto di partenza, infatti, per ripensare un sistema di tutele potrebbe essere quello di favorire un più fecondo dialogo interdisciplinare tra la ricerca medico-scientifica, l’autorità amministrativa e la scienza giuridica.
2020-09-14